Rischio Paesaggio 2007

Atlante italiano 007. Rischio paesaggio. Ritratto dell’Italia che cambia, progetto promosso a partire dal 2007 dal MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e dall’allora DARC – Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanea del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (oggi DGAAP – Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane). Quindici fotografi, tra cui Abati, hanno dato forma a un “atlante” degli elementi più significativi del paesaggio italiano, dando conto delle sue quotidiane trasformazioni e affrontando le criticità emergenti.

“Atlante Italiano. Rischio paesaggio” è un progetto curato dalla DARC, Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee, che mira a promuovere la fotografia come forma d’arte e strumento complesso d’indagine della realtà. Paesaggio, architettura e fotografia d’autore si fondono per innescare riflessioni, accrescere gli strumenti di salvaguardia e tutela del territorio italiano. Le fotografie realizzate indagano, in piena libertà interpretativa, cinque temi chiave che condensano le criticità emergenti del paesaggio contemporaneo e le occasioni di rischio: l’abusivismo e l’abbandono, la crescita a dismisura del mercato immobiliare, il consumo turistico e la permanenza di paesaggi eccellenti. Il risultato è un “atlante” composito che vuole riassumere il ritratto dell’Italia che cambia. È stato presentato al MAXXI, Roma, nel 2007.

Nell’affrontare questo lavoro ho cercato di non avere preconcetti, di vedere con curiosità cosa succedeva in un luogo che per me è caro: il paesaggio. La mia storia nasce con la fotografia di paesaggio, quella storica di Vaccari, Ghirri, Barbieri, Guidi, Chiaramonte. Per anni ho praticato la fotografia notturna per mostrare i mutamenti della mia città. La fotografia notturna crea immagini simboliche, astratte, surreali. Volevo che quella casa o quell’edificio diventassero, attraverso la magia della visione, non un fatto episodico, ma l’emblema stesso della mutazione. Poi però tutti mi chiedevano “come fai a fare queste foto?” e pochi si interrogavano su quello che stava succedendo. E allora ho capito che non mi interessava più sorprendere facendo immagini belle, oniriche, violente ma volevo che ognuno si ponesse la domanda del perché avevo realizzato quell’immagine e che conoscenza intendevo trasmettere. Sono passato attraverso un processo di semplificazione, ho tentato di superare il concetto di difficoltà, di perizia e di sorpresa della visione per tornare a fare cose più semplici, spontanee, anche imperfette. Immagini in cui l’uso dello strumento sparisce. Perché il fotografo deve avere la capacità di sparire, di dimenticarsi tutto il proprio sapere per poter accogliere quello che ha di fronte. Fare fotografia è entrare in sintonia con il mondo. La mia esigenza ora è di costruire immagini che non siano emblematiche, che non facciano diventare quel luogo il luogo catalizzatore di tutto un pensiero, perché la mia idea sul mondo è frutto di mille emozioni, sensazioni, dei libri letti, dei film visti, degli incontri avuti e di quelli mancati. E allora non ci può essere l’immagine risolutrice ed emblematica, deve esserci tutta una serie di immagini che vanno a formare uno sguardo sul mondo. L’importanza non è nella capacità tecnica ma nel pensiero e in tutto ciò che sta prima e dopo la costruzione dell’immagine. L’unica cosa che mi interessa è far vedere agli altri con semplicità quello che ho visto senza cercare di dimostrare una corrispondenza tra le cose ma fidandomi del fatto che il mondo è interessante per il solo fatto di esistere. Come ogni sguardo è interessante per il solo fatto che è uno sguardo. Andrea Abati

Testi da Atlante Italiano 007_rischio paesaggio, a cura di Margherita Guccione e Francesca Fabiani, Electa, 2007.
Catalogo della mostra, tenutasi al MAXXI di Roma, Ottobre – Novembre 2007, con opere di Andrea Abati, Jordi Bernadò, Massimo Berruti, Andrea Botto, John Davies, David Farrell, Carlo Garzia, Alex S. Maclean, Walter Niedermayr, Fabio Ponzio, Marialba Russo, Paul Seawright, George E. Tatge, Fulvio Ventura, Massimo Vitali.