Il Paesaggio Tradito, TAV in Mugello. Sguardi da un territorio compromesso, 2005

Come sta cambiando il paesaggio italiano? Dopo decenni di scempi edilizi e colate di cemento stiamo assistendo a un’inversione di tendenza oppure il paesaggio continua a essere minacciato da nuovi interventi  irrispettosi della storia e delle specificità del territorio?  Convinta che la qualità del paesaggio sia un bene da difendere, la Galleria San Fedele di Milano ha invitato nove autori italiani particolarmente attenti alle problematiche del territorio.

Andrea Abati, per raccontare come i lavori per l’alta velocità abbiano creato nel Mugello  gravi problemi idrici, ha realizzato una documentazione in cui s’intrecciano immagini e testimonianze degli abitanti della zona.

Dall’introduzione di Andrea Dall’Asta S.I. al catalogo Il paesaggio tradito. Sguardi su un territorio compromesso, Galleria San Fedele, Milano, 2005

Come raccontare con un linguaggio visivo coerente e adeguato problemi così differenziati fra loro come i danni idrici creati nel Mugello dai lavori per l’alta velocità, o l’abbandono in cui versano le vecchie cascine nella campagna dell’Emilia, o ancora la presenza sempre più massiccia di outlet simili ad accattivanti e fintissimi iper-villaggi vacanza, come pure la melassa di costruzioni “per bene” che, “a suon di una casetta e un capannone”, stanno cancellando lo splendido paesaggio agrario del Veneto? La via che abbiamo scelto è stata quella di non imporre ai singoli autori un identico criterio di indagine, ma di lasciare che ciascuno di loro trovasse la via migliore per muoversi nello scenario da indagare. Senza tradire il proprio personale percorso di ricerca, ogni autore ha ideato una strategia visiva adeguata…

Andrea Abati, per raccontare come i cantieri dell’alta velocità abbiano danneggiato in modo estremamente grave la falde acquifere del Mugello (Toscana), si è volontariamente allontanato dalle immagini che aveva recentemente esposto nella mostra Da Guarene all’Etna, via mare,via terra (2): immagini dove l’uso di un colore fortemente straniante   trasformava il mare in un elemento al contempo misterioso e inafferrabile, innaturale e mutante. Nel caso del Mugello, le sue fotografie appaiono invece volutamente normali, non estetizzanti. Come l’americano Mitch Epstein nel suo ultimo libro Family Business (3), Abati ha trasformato la sua ricerca in una sorta di partecipe indagine sociologica, priva di gerarchie tra testi e immagini, fotografie di persone e paesaggi. Oltre alle immagini di luoghi e persone, ha infatti raccolto in un video e in brevi testi le storie delle famiglie incontrate, in cui ognuno racconta in prima persona come la sua vita sia cambiata in seguito ai lavori per l’alta velocità e alla conseguente diminuzione d’acqua.

Gigliola Foschi da Il paesaggio tradito, sguardi su un paesaggio sofferente, 2005